LA TROMBA D’ARIA, UN’IMMAGINE DEL PASSATO
Dal lontano 1657, anno in cui fu costruita sul monte una imponente statua della Madonna della Misericordia affinchè tutti gli abitanti di Sestri potessero vederla e invocarne l’aiuto, il santuario del Gazzo è per Sestri un punto di riferimento religioso e paesistico fortemente integrato con la storia del quartiere. Anche alcuni tra gli ex voto dipinti presenti nella raccolta del santuario testimoniano questo rapporto e rappresentano in qualche caso un prezioso tassello per la storia del paesaggio prima dell’avvento della fotografia, anche se nella maggior parte sono databili alla seconda metà del secolo XIX. Alcuni tra essi ci restituiscono immagini inedite di Sestri, nonostante si debba presumere che gli ignoti pittori abbiano esemplificato il paesaggio che stava sotto i loro occhi secondo il costume dei pittori di ex voto, i quali definivano l’ambiente dell’evento prodigioso con tocchi essenziali, per dedicare maggiore attenzione all’evento stesso. Tra gli ex voto del Gazzo uno in particolare, dipinto a olio su una tela di cm. 77×97, privo di firma e di data, mi sembra significativo per la rappresentazione della parte collinare a ridosso del monte del quartiere di Sestri. Il dipinto è animato da ville patrizie e case contadine, con la sola rappresentazione di un casamento popolare in primo piano sulla sinistra, nel quale è inserito però un dato paesistico ambientale ben preciso: l’Osteria degli Olmi. Non so esattamente dove si trovasse l’osteria: la presenza sullo sfondo di una villa a pianta quadrata immersa nel verde, che si distingue per il carattere di abitazione nobile e fa ritenere che si tratti di villa Rossi, lascia pensare che il pittore abbia voluto rappresentare la parte dei quartieri alle spalle delle attuali via Vado, piazza Poch e via Soliman, ma l’ipotesi è tutta da dimostrare e potrà costituire per i lettori de “Il Corriere Sestrese” un interessante rompicapo. L’altro aspetto curioso del quadro è la rappresentazione della tromba d’aria che si abbatte sul quartiere scampato al grande pericolo grazie all’intercessione della Vergine. Un turbine a forma di imbuto allungato nasce da una nube nera e piomba sul quartiere rischiando di seminare sulla sua strada devastazione e morte. La tromba d’aria risucchia infatti tutto quello che trova sul suo cammino e il pittore non ha mancato di sottolineare questo aspetto impressionante infarcendone la struttura a tromba con macigni, piante sradicate, tegole di case, e quant’altro questo piccolo finimondo è riuscito a risucchiare nel suo passaggio. Non c’è dubbio che sul fattore emotivo la rappresentazione abbia presa. Gli effetti della furia distruttiva del piccolo tornado, che assomiglia alle stupefacenti elaborazioni al computer del film Twister dedicato ai “cacciatori” di tempeste negli USA, sono visibili nello spazio in primo piano, dove sono raffigurati alberi sradicati, una piccola casa di legno inclinata su un fianco, un solo passante in fuga alla ricerca di un riparo, frammenti di materiale strappato alla montagna sparsi dappertutto. Solo la cima del monte Gazzo, con il santuario e la grande statua nella nicchia sul tetto, dove si trova tuttora è esente da tanto sconquasso. Al di sopra di essa le nubi si aprono e la chiesetta appare circondata da un’aureola radiosa. Potenza dell’immaginazione e dell’astuta ingenuità dei pittori di ex voto.
Giovanni Meriana
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