NOSTRA SIGNORA DI LAMPEDUSA
Il santuario si trova nel comune di Castellaro all’imboccatura della valle Argentina, di fronte all’abitato di Taggia, immerso in un antico uliveto. Nel 1561 un abitante di Castellaro, certo Andrea Anfossi, soprannominato Gagliardo per il suo coraggio, viene fatto prigioniero dai pirati turchi che hanno assalito il paese. Viene poi imbarcato su una nave turca come schiavo che fa scalo a Lampedusa, nel gruppo delle isole Pelagie, tra la Sicilia e l’Africa. L’uomo viene munito di una scure e mandato nei boschi dell’isola ad approvvigionarsi di legname. Qui in mezzo a una grande luce vede in una nicchia un’immagine della Vergine dipinta su tela. Matura allora l’idea della fuga; da un tronco ricava una rudimentale imbarcazione e trasforma in vela il quadro della Madonna. Prende il mare e un po’ vogando di remo, un po’ sfruttando il vento con la vela improvvisata riesce ad arrivare nel golfo ligure, sbarca nei pressi di Taggia, dopo aver fatto voto di costruire un santuario nella località Costaventosa. E’ l’anno 1602 e il Gagliardo corre a Castellaro, informa gli abitanti dell’avvenuto prodigio e li esorta a contribuire alle spese per la costruzione del santuario. Ma si vuole che la chiesa sorga in un altro luogo chiamato “Cappella” dove già esiste una chiesa. Ma poiché l’immagine miracolosa scompare più volte e viene sempre ritrovata nel terreno del Gagliardo a Costaventosa, qui nel 1619 viene costruito il santuario. Gli avvenimenti che portano alla fondazione sono condensati in due iscrizioni, una in latino l’altra in italiano, poste nel santuario del quale esiste una storia anche in un documento scritto dal notaio Giovanni Roggero datato 1714. Nel quadro miracoloso di Lampedusa è raffigurata la Madonna col Bimbo e santa Caterina di Alessandria. Il terremoto del 23 febbraio 1887 provoca il crollo del tetto e la morte di 47 persone riunite in chiesa per la cerimonia delle ceneri. Ai quattro angoli della chiesa sono collocate le statue dei Santi più vicini alla Vergine: Anna, Giuseppe, Giovanni Evangelista.
Giovanni Meriana
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