Millesimo racconta…..

Nel Santuario di Nostra Signora del Deserto di Millesimo è conservato un nucleo di dipinti ex voto derivati dai drammatici eventi delle guerre di inizio Novecento: la Guerra di Libia e la Grande Guerra.

In giorni in cui nuovi rumori di guerra vengono ancora dal Medio Oriente (e dalle guerre dimenticate in varie parti del mondo), sembra quasi un obbligo riflettere su quella che,  con parole chiarissime Benedetto XV stigmatizzò come “un’inutile carneficina che disonora l’Europa”. Le stesse parole sono applicabili ad ogni guerra, che proprio questo è: una carneficina, un massacro di carne umana. Come sembra dimostrare la storia, la carne umana è una delle “merci” che hanno meno valore al mondo.

Il  dipinto che ho scelto, per l’interesse del soggetto, è opera di un pittore provinciale, di buona formazione accademica Carlo Leone Gallo.  La scena rappresenta un bombardamento sull’altopiano di Asiago nel 1916 e, fra i militari e gli animali morti e feriti, si stacca l’immagine del soldato, e committente, Giuseppe Pera. Sullo sfondo del cielo si notano piccoli biplani che sembrano giocattoli, ma giocattoli non sono perché hanno scaricato bombe e proiettili. Il donatore dell’ex voto si è salvato dal  massacro e sente l’obbligo, per questo, di ringraziare la Vergine e il Bambino. Dal cielo arriva la morte portata dalla nuova invenzione meccanica, ma dal cielo arriva anche l’intervento divino e, difatti, la Madonna dell’Eremo del Deserto è posta in alto in posizione opposta rispetto agli aerei. Verso l’immagine miracolosa vanno le linee oblique delle colline  e degli alberi  e inducono lo sguardo a soffermarsi sulla presenza materna e benigna di Maria piuttosto che sugli strumenti di morte.

La composizione è semplice e di immediata  leggibilità, con il soldato che ha ottenuto la salvezza al centro della tela e le altre figure disposte quasi a corona del protagonista. Prevale l’andamento lungo linee diagonali contrapposte che rendono animata la scena, mentre il paesaggio di fondo appare immobile e statico come una scenografia. La facilità comunicativa del soggetto è scelta e voluta per attrarre da subito l’attenzione dell’osservatore, anche di quello meno smaliziato. Il pittore, certamente su richiesta del committente, ha preferito proporre con chiara evidenza il soggetto e la finalità dell’opera, pur non trascurando qualche finezza compositiva come la zona destra occupata dalle figure divina e la sinistra dagli aerei; allo stesso modo il soldato Giuseppe Pera  diventa il punto focale della dinamica compositiva,  poiché proprio la sua posizione e il suo gesto – insieme con le linee del paesaggio- indirizzano l’attenzione verso il gruppo miracoloso.

Alla palmare chiarezza dell’immagine si aggiunge anche l’iscrizione in alto che fornisce puntigliosamente i dati necessari al riconoscimento della persona, del luogo e dell’evento.

Non so se questa sia la prima immagine di un bombardamento aereo, e non è quello che importa, ciò che colpisce è che si tratta della rappresentazione della morte che arriva dal cielo, ma dal Cielo arriva anche la salvezza.  Altri artisti e poeti hanno saputo evocare con parole e immagini (e certamente con  maggiore pregnanza evocativa),  l’orrore della guerra e dei bombardamenti: da Majakovsky  a Brecht a Picasso e qui al Santuario del Deserto interviene il pennello di un pittore locale Carlo Leone Gallo in una piccola opera in cui devozione e gratitudine prevalgono comunque sulla qualità esecutiva.

Carlo Leone Gallo è certamente un artista certo poco conosciuto e di non grande risonanza, ma dagli onesti mezzi espressivi.  Le poche notizie rintracciabili sul suo conto dicono di un pittore che si dedicò alla ritrattistica, al paesaggio e alle figure dell’ambiente contadino e che fu penalizzato, non tanto dalle sue capacità, ma dal dover vivere in un territorio di ristretto orizzonte culturale.

Nel santuario dell’Eremo del Deserto sono conservate altre tele ex voto  dipinte da Gallo e debitamente datate e firmate. I soggetti sono diversi: fatti di guerra, incidenti, malattie.  In qualche caso la pittura votiva diventa ritratto:  come negli ex voto di Alessandro Pregliasco (242), Giobatta Rebuffello (282) , Luigi Sufia (236), in altri compaiono quieti interni di case con figure affondate sotto strati di coperte. In un’evenienza l’ex voto, sempre eseguito da Gallo, assume una connotazione ironicamente tragica:  Alberto Valentino Gallo (forse un parente!?), è raffigurato durante la caduta da una finestra dell’ospedale militare di Nervi con una sconcertante (e un tantino granguignolesca) visione in scorcio (254). Il soggetto devoto rimanda  a una storia sottintesa: un soldato che scampato alla guerra rischia di morire in un luogo di cura e di pace ed è, per il pittore,  lo spunto per eseguire una scena drammaticamente dinamica in cui la caduta sembra un volteggio acrobatico.

Antonetta de Robertis

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